Projekt KONTO MÄDCHENSCHULE in SODDO (Äthiopien) / Progetto SCUOLA FEMMINILE KONTO a SODDO (Etiopia) / Project KONTO GIRLS' SCHOOL, SODDO (Ethiopia)

Da SODDO, dalla Scuola:
Toni e Lina (: Antonio Priuli e Lina Bertacco-Striuli) scrivono sulla loro 'storia' che è anche, per gli ultimi anni, storia della scuola femminile...

Carissima Doris,
Oltre a quello che hai letto sul nostro conto nel blog duenonniperlafrica
[1], ti inviamo le nostre comuni riflessioni e vicende per scoprire il perché siamo finiti in Etiopia tra i Wolayta.

Correva l'anno 2001, a Marzo, in un articolo del Gazzettino di Venezia David Luciano, un dottore del CUAM di Padova, cercava un'ostetrica e una caposala per impostare il lavoro in un ospedale di prossima apertura a Dubbo nel sud dell'Etiopia. Lina, infermiera di lungo corso con diploma anche d'ostetricia, voleva fare un'esperienza tra i poveri. Antonio accondiscese per due motivi: il primo perché quando una donna è fortemente motivata è meglio lasciarle spazio, il secondo era che l'autore dell'articolo era un sua amico d'infanzia ma sconosciuto a Lina.

Fatto sta che dopo i colloqui del caso il CUAM preferì qualche altra volontaria e Lina tornò rassegnata alla casa di riposo di Pordenone presso la quale lavorava come libera professionista.

Poi tutto precipitò. Il CUAM si rifece vivo e in men che non si dica Lina era nel nuovo ospedale di Dubbo. Scriveva agli amici.

"Questo incantevole paese dai cieli di cristallo, secondi i dati delle Nazioni Unite è tra i più poveri del mondo e, tra i gruppi che lo compongono, i Wolayta sono tra i più poveri e diseredati. Nella zona in cui opero le condizioni sono ancora più allarmanti data la mancanza di infrastrutture (strade, acqua potabile) e le precarie condizioni di vita (scarsissime opportunità di lavoro, malattie e sovrappopolamento). In mezzo a questo deserto di miseria sorge una piccola clinica voluta dal vescovo di Soddo in collaborazione con il CUAM, una organizzazione di medici volontari per l'Africa, per aiutare soprattutto mamme e bambini. La clinica si trova a Dubbo, una zona ignorata anche dalle guide turistiche, considerata endemica per la malaria, parassiti intestinali, gastroenterite, meningite e febbre ricorrente dovuti alla povertà e alla mancanza di igiene e di elementari comportamenti e conoscenze utili alla prevenzione."

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"Le mamme che ancor oggi non hanno alcun potere decisionale nella loro società, portano il fardello del travaglio giornaliero, le bambine preadolescenti sono ancora sottoposte a macabri riti quali l'infibulazione, i bambini sono le prime vittime di malattie che per il 90% potrebbero facilmente essere prevenute, la mortalità infantile tocca picchi altissimi. La mia esperienza è una crescita umana e spirituale e, allo stesso tempo, spero di soddisfare le aspettative di chi mi ha mandato: il CUAM di Padova. Lavoro 10/12 ore al giorno con ulteriori chiamate notturne, in qualità di ostetrica e di infermiera professionale con compiti precisi di affiancare gli infermieri locali per farli crescere in professionalità ed efficienza essendo la clinica appena aperta. Forse ho potuto dare qualcosa grazie alla mia pregressa esperienza di 40 anni di lavoro nella sanità. Ma quello che ho ricevuto da loro va ben oltre tutto questo, comprensione, affetto, riconoscenza e collaborazione. Le tante ore di lavoro non mi pesano affatto in quanto non esiste una situazione di stress paragonabile alla nostra. Per esempio una donna è deceduta a causa di una emorragia post natale. Sua mamma alzando le mani al cielo ci ha ringraziato per aver tentato di tutto per salvarla, anche Tony aveva donato una sacca di sangue. Probabilmente in Italia sarebbe partita un'inchiesta sull'operato."

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"Vorrei concludere con una provocazione citando uno psicologo: l'uomo non è adulto finché non prende cura di sé, dell'altro e dell'ambiente. Fa specie constatare che i prodotti locali siano venduti ai mediatori a prezzi irrisori, per esempio un chilo di caffé viene venduto a 40 centesimi di euro. Considerando poi che il salario di un operaio è spesso inferiore a 50 centesimi di Euro al giorno viene spontanea la domanda: la globalizzazione porta vantaggio a questa gente o al contrario la mette al servizio di chi già possiede di più? Questa gente affamata e ammalata non ha niente da perdere ed è pronta ad arruolarsi in qualunque esercito che possa garantire un minimo di sussistenza. Ho incontrato delle persone miti che hanno combattuto in varie parti dell'Africa per sbarcare il lunario. La condivisione dei beni del mondo è un diritto di tutti e non il frutto di benevole opere di carità. Una ulteriore amara considerazione su quello che spesso viene riportato e cioè che il 20% del mondo usufruisce dell'80% dei beni, al resto ne vanno soltanto il 20%. Uno può leggere queste statistiche mentre beve un caffé o sfoglia un quotidiano in ufficio, ma quando si vedono gli effetti negli occhi dei bambini affamati o delle donne sofferenti, o gli uomini disperati è tutt'altra cosa, colpisce l'intimità della persona e non si riesce più a ragionare come prima. Il tempo che spendo tra questa gente mi arricchisce di saggezza e di voglia di essenzialità. Un messaggio vorrei rivolgere a chi è sensibile a questi problemi: sotto l'albero di Natale, mentre nell'intimità delle nostre famiglie rinnoviamo gli affetti, riflettiamo anche su coloro che non sono fortunati come noi."

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Ora non ci troviamo più presso l'ospedale di Dubbo da dove Lina scrisse sei anni or sono. Nel 2003 siamo rientrati in Italia dove Lina riprese il lavoro e Antonio pianificava il tempo della sua quiescenza: libri, camminate in montagna, appartamentino al mare e più tempo da spendere in famiglia. Niente di tutto questo. Una bella operazione per un tumore alla prostata lo ha mandato ko per un periodo, credeva di dover dare l'addio definitivo e riposare in pace. Poi, finita la lunga e odiosa convalescenza e recuperate in buona parte le sue facoltà, arrivò un invito a ritornare in Etiopia per aprire una scuola professionale. Gli ideatori e i costruttori di questa scuola non sapevano a che santo appellarsi per la sua conduzione, sapevano che aveva svolto un ruolo importante in questo settore nella sua vita professionale. Lo invitarono a passare un breve periodo di tempo ad impostare la formazione. Subito coinvolto nell'organizzazione e nella conduzione delle officine che affiancano la scuola professionale e nella gestione delle attività formative. A volte il lavoro è pesante, a volte viene voglia di mandare tutti al diavolo, spesso ci si chiede "chi me lo fa fare"; poi c'è il lato positivo: il valore del tempo, il clima (siamo a 1900 metri sul livello del mare), il responsabile locale carino e un po' di soddisfazione ed orgoglio di dare una mano . Abbiamo anche ricevuto l'approvazione della scuola e la sua certificazione dallo Stato in tempi brevi che, considerando la burocrazia elefantiaca propria di questi paesi, sorprese anche i più ottimisti. Lina mi è stata sempre accanto, tranne i periodi in cui malattie o disgrazie la riportavano in Italia. È corsa nel Nebraska a curare Mattia, il nostro meraviglioso nipotino, perché a nostro genero hanno asportato la milza e la figlia era impegnata sul lavoro. Un anno dopo altri tre mesi perché il nipotino con una forma di bronchite asmatica  non poteva frequentare il nido.

Ho cercato altri volontari italiani e americani che venissero qui a collaborare, ma niente da fare. Siamo troppo isolati per le esigenze della vita contemporanea. Mi sono messo nei pasticci, vorrei andarmene, ma non riesco a sottrarmi agli impegni presi nonostante sia sollecitato a fare ciò anche dagli affetti.

Intanto il tempo passa e l'appetito vien mangiando. Avviata la scuola mestieri e data una veste imprenditoriale alle officine di falegnameria, carpenteria e auto meccanica mi voltai indietro e non scorsi nessuno a cui passare il testimone. Beh, con l'assenso delle figlie, abbiamo deciso di continuare, non potevamo prima tenere la barra del timone e poi abbandonare la barca alla deriva. Accanto alla scuola mestieri abbiamo scorto una scuola femminile che ci ha fatto tanto piacere. Finalmente un punto forte per il riscatto della donna penalizzata da ataviche tradizioni. Ohimè, si fa per dire una scuola per povere bambine. Classi sovraffollate, insegnanti non qualificati, condotta in lingua locale, senza testi scolastici, con risultati scarsissimi. Insomma una scuola povera per povere bambine, doppiamente beffate. Aklilu Petros, il frate locale, insisteva affinché ci impegnassimo anche per le bambine. Ma dove attingere i fondi per pagare gli insegnanti e rimediare alle vistose carenza. Meglio lasciar perdere.

In novembre del 2006 moriva un cognato di Lina di 52 anni, una persona semplice che si prestava a dare una mano a tutte le iniziative paesane. Prima di morire aveva visto con piacere alcune foto che gli avevamo inviato. Al funerale raccolsero 8000 euro da devolvere a noi. È scattata la scintilla: "Buttiamoci a capofitto, istruiamo le ragazze e cambieremo la futura generazione". Subito si sono formati dei gruppi di sostenitori a Palse di Pordenone dove Piero viveva con la famiglia. I passaparola sono stati contagiosi. Ad un tratto ci troviamo accanto amici, famigliari, colleghi di lavoro che ci incoraggiano e ci aiutano. Insomma avanti tutta: insegnanti accreditati, comitato dei genitori entusiasta, autorità pubbliche e religiose solidali, nuovo piano di ristrutturazione dei vecchi edifici e nuove aule, ecc. Tutto sembra un miracolo e realizzato in breve tempo: quattro nuove aule, la sala multiuso, docce, bagni, lavatoi, nuovo pozzo d'acqua, mensa, sala cucito e, in corso d'opera, altre aule e laboratori. Le iscrizioni aumentano e la comunità di Konto ne è soddisfatta. I fabbricati vengo sovvenzionati da vari gruppi: la Provincia di Bolzano, i frati Francesi e Americani, anonimi di Pordenone. Poi amici dalla Sicilia, Campania, Marche, Puglie, Lombardia, Veneto, Friuli, Alto Adige, Liguria. Siamo frastornati da tanta generosità e invogliati a continuare per non tradire la fiducia che tanta gente pone in noi.

Siamo due nonni per l'Africa. Ci manca il nipotino e le figlie, queste sono contente se stiamo assieme. Se la salute e le vicende ce lo consentiranno abbiamo intenzione di rimanere fino al 2016, poi ci inchineremo all'anagrafe e torneremo a godere delle nostre figlie e nipotino. L'impegno non è solo nostro, è di sostenitori in sintonia con noi, e rappresenta un granello di giustizia verso i diseredati.

Un abbraccio

Tony e Lina

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[1] homepage e blog anche in inglese: http://www.duenonniperlafrica.org/it/